A come Acid Jazz: i GAZZARA sono stati i pionieri dell’acid jazz in Italia, tra i primi artisti italiani ad esibirsi nel leggendario Jazz Cafè di Camden a Londra. Il loro primo album “One” (1996) annoverava tra gli ospiti il James Taylor Quartet.

B come Bossa: dal secondo album “Grand Central Boogie” (1998) la band romana iniziava un lungo flirt con il sound carioca anni ’60, partendo da una cover bossa nova di “Josie” degli Steely Dan, eseguita dal vivo all’interno del Jazz Festival di Montreux.

H come House: con il terzo album “The Spirit Of Summer” (2001) e l’omonimo remix del DJ americano Dave Warrin, GAZZARA è diventato un nome di riferimento nel circuito house internazionale, citato in selezioni di rilievo (Masters At Work),  inserito in compilation vendutissime (Hotel Costes) e in tour dal Giappone alla Russia.

L come Lounge: la celebre serie TV della HBO “Sex And The City” ha utilizzato numerosi brani lounge dei GAZZARA nei suoi episodi trasmessi il tutto il mondo. Il leader della band Francesco Gazzara ha anche pubblicato un volume intitolato “Lounge Music”.

“The Bossa Lounge Experience” è il nuovo album di GAZZARA. Un titolo che dice molto a chi segue da anni la band guidata dal tastierista e produttore Francesco Gazzara, per via delle collaborazioni del gruppo con esponenti di rilievo della musica brasiliana (la cantante Ithamara Koorax, il poeta Paulo Sergio Valle) e per  l’ispirazione dal repertorio di artisti come Eumir Deodato.
Ora però, questo sesto album della band – tornata nella scuderia della Irma Records dopo la pubblicazione di “Brother And Sister” (2006) e “My Cup Of Tea” (2009) per Silence/Ritmica – rivela ancora più completamente le passioni musicali dei suoi componenti grazie a una nutrita schiera di cover – alcune totalmente a sorpresa – prodotte e arrangiate nello stile tipico di GAZZARA. Un sound che si ispira alla tradizione del trio bossa (Azymuth) con il piano elettrico Rhodes  e l’organo Hammond  a dialogare con una sezione ritmica (Massimo Sanna al basso e Mauro Mirti alla batteria e percussioni, entrambi membri fondatori di GAZZARA) a volte perfettamente inserita nei canoni vintage delle soundtrack anni ’60 e  altre volte capace di sferzate bahiane e funk che spingono irresistibilmente al ballo.

Ecco quindi alcuni  classici di Antonio Carlos Jobim e Marcos Valle coverizzati con un sound molto orchestrale, ma anche – parlando di bosse – una inaspettata “New Frontier” di Donald Fagen e una sfrenata “Lady (Hear Me Tonight)” dei Modjo che ricevono un trattamento lounge fatto di dettagli e sfumature eleganti. Un equilibrio miracoloso tra samba e disco funk rende più attuale “Blow Your Mind”, una delle perle assolute dal repertorio dei Jamiroquai, in una versione strumentale nello stile “hammond funk” di Booker T. & The MG’s. E’ proprio qui che si respira quell’atmosfera in comune tra acid jazz e lounge music, che agli albori degli anni ’90 non era ancora immaginabile.
Dove ancor di più GAZZARA ha pescato nella “Experience” dei suoi primi album – sempre in cerca di quel mix caldo tra sonorità elettroniche e acustiche per il dancefloor – è nella particolarissima cover di “California Gurls”, hit celebre e recente di Katy Perry. Un po’ come trovare Snoop Dogg a sorseggiare un cocktail insieme ai Daft Punk, agli Zero 7 e ad Astrud Gilberto: l’impatto modern lounge di questa versione – interpretata dalla vocalist olandese Lily Latuheru – è un invito diretto a leggere l’edonismo sfrenato dell’originale sotto una nuova chiave. Sorprendente anche la rilettura di “Shock The Monkey” di Peter Gabriel in versione Motown soul, con grande rispetto del brano originale ma caratterizzata da una nuova spinta nel groove e da un’apertura orchestral jazz della sezione fiati nel finale.

Non poteva mancare inoltre la cover bossa di “You’re The Best Thing” degli Style Council, già avvicinati da GAZZARA nel 2001 con la loro versione di “Homebreakers” nell’album “The Spirit Of Summer”.
Ancora – a testimonianza di un’ampia apertura musicale attraverso i generi da parte della band –  colpisce la provenienza di uno dei brani più disco house dell’album: quella “Please Don’t Ask” scritta da Phil Collins e pubblicata in “Duke” dei Genesis nel 1980. Anche qui adorazione assoluta per le armonie, la melodia e il mood dell’originale, mentre la nuova elaborazione ritmica rivela altrettanta passione. La stessa che Francesco Gazzara nutre da anni verso la nota band inglese e che lo ha portato a incidere anche la cover – una delle pochissime mai pubblicate fino a oggi – di “Hoping Love Will Last”, brano più oscuro scritto dal chitarrista Steve Hackett nel 1979 e cantato originariamente da una giovanissima Randy Crawford. La versione di GAZZARA rende tributo all’interpretazione vocale originale – grazie ancora alla vocalist soul Lily Latuheru – e riprende il mood “noir” del brano con una nuova orchestrazione di archi e legni dal vivo.
Infine, tra i brani originali di “The Bossa Lounge Experience” si segnalano “Bahia Moon” e la successiva “Bahia Moon Reprise”, in cui lo stile ritmico dell’Olodum brasiliano dialoga prima con i temi e le armonie latin funk per poi esplodere in una irresistibile marcia strumentale – con qualche eco stilistica dalle soundtrack di Piero Piccioni e Piero Umiliani – affidata a una poderosa sezione fiati sotto la guida del sassofonista Dario Cecchini (Funk Off, Italian Secret Service), nome di spicco nel panorama jazz italiano e qui presente anche nelle vesti di arrangiatore e co-autore di alcuni brani originali dell’album.

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